Transizione 5.0 è una grande vittoria della CNA ma dura soltanto poco più di 12 mesi mentre alle imprese servono misure strutturali di lungo respiro per poter programmare e realizzare gli investimenti. Transizione 5.0 dovrebbe diventare un intervento pluriennale”. È quanto ha osservato la vicepresidente CNA, Marianna Panebarco, intervenendo alla Festa Nazionale dell’Unità a Reggio Emilia al dibattito dal titolo “Le politiche industriali, lo sviluppo del Paese” al quale hanno partecipato i parlamentari del PD, Antonio Misiani e Cristina Tajani, il segretario di Azione Carlo Calenda, l’esponente del M5s Stefano Patuanelli, il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, e il vice presidente di Confindustria Riccardo Di Stefano.

Panebarco ha indicato che il contributo determinante di CNA al varo di Transizione 5.0 riflette l’approccio della Confederazione verso le priorità del sistema delle imprese, in particolare micro e piccole. “Cerchiamo sempre di affrontare le questioni con uno sguardo allargato e al lungo termine” ha detto la vicepresidente CNA sottolineando che “la priorità numero uno per le nostre imprese è la carenza di personale, non solo quello qualificato ma anche lavoratori da inserire in percorsi formativi”.

“Micro e piccole imprese mostrano una grande flessibilità – ha aggiunto – ma devono essere sostenute, per questo in Italia e in Europa occorre ascoltarle di più”. “Abbiamo un problema di attrattività verso i giovani – ha detto – c’è un problema di passaggio generazionale, molti piccoli imprenditori non sanno a chi lasciare l’impresa. Come CNA siamo impegnati con progetti concreti, dai corridoi professionali alla presenza nelle scuole ma serve un impegno molto più ampio per dare risposte efficaci a queste emergenze”.

Infine Panebarco ha indicato alcuni temi che penalizzano il sistema delle micro e piccole imprese penalizzando la competitività del sistema produttivo. “Serve una profonda semplificazione della burocrazia e una accelerazione del processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione che continua a rappresentare un pesante onere a carico delle imprese. E poi i costi energetici, particolarmente elevati per le nostre imprese, sia rispetto ai competitor europei e sia nei confronti delle grandi aziende che beneficiano di rilevanti sussidi”. Altre priorità da affrontare il credito che scarseggia per le piccole imprese e tassi di interesse da abbassare.