Un Convegno per approfondire e divulgare la conoscenza sul fenomeno e i rischi correlati alle pratiche del Piercing, e per un approccio armonizzato sul territorio in relazione all’attuazione di efficaci strategie di prevenzione per la sicurezza della salute pubblica, è quello che si é svolto presso l’Istituto Superiore di Sanità, Centro Nazionale Ondico di Roma il 28 Ottobre scorso. 

I principali obiettivi erano quelli di realizzare:

un Focus sullo stato dell’arte e sulle tendenze in atto a livello nazionale sulle tematiche riguardanti il piercing, gli ancoraggi dermici e gli innesti sottocutanei; 

un confronto e dibattito sulle problematiche emergenti e sui rischi per la salute connessi alla pratica del body piercing, nonché alle possibili complicanze in relazione al sito di inserzione; 

l’adozione di politiche e strategie di prevenzione, di controllo e di tutela della salute. 

“Ho partecipato all’evento con molto entusiasmo ed interesse come Master Piercier da 20 anni e come Rappresentante di CNA Benessere e Sanità – ha affermato Pierluca D’Aquino, Presidente CNA Benessere e Sanità Prov.le Bari – gli argomenti sono stati tutti molto interessanti e si è dato il via ad un dialogo e ad un confronto che avranno sicuramente un seguito in risposta alla necessità di una Legge Nazionale e di Protocolli procedurali ufficiali che regolamentino il settore”.

In Italia le imprese che svolgono attività di piercing sono oltre 2.500 e purtroppo non esiste ancora una Legge specifica che regoli organicamente il settore ma solo le Circolari del Ministero della Sanità del 05.02.1998 n°2.9/156 e del 16.07.1998 n°2.8/633, il regolamento REACH n°1907/2006 ed il Codice del Consumo D.lgs del 6.9.2005 n°206. 

Gli strumenti di vigilanza e di controllo sono le Asl, i Nas, la Gdf, la Polizia Locale, l’USMAF, altre forze di Polizia, il RAPEX, ma purtroppo ci sono tutt’oggi delle Regioni che non hanno ancora recepito le Circolari del Ministero della Sanità e non hanno instituito i Corsi di formazione per gli operatori del settore che sono unici per due figure professionali(tatuatori e piercier) in realtà molto diverse fra loro sia per il percorso formativo, che per il profilo professionale e il diverso inquadramento legislativo.

“In Italia – ha continuato – il 20% della popolazione giovanile ha un piercing e nella fascia di età tra i 15 ed i 24 troviamo il maggior numero di “forati”, purtroppo, però, è ancora diffusa l’abitudine a rivolgersi ad operatori non autorizzati. I rischi per la salute, qualora non si rispettino le regole sanitarie e procedurali nell’effettuare e curare dopo il piercing, sono tanti e riguardano sia del Piercier che del Cliente: i Medici presenti al Convegno lo hanno sottolineato più volte con dati alla mano. Non si può scherzare’’.

“Dobbiamo con forza continuare la campagna di sensibilizzazione prima di tutto tra i Colleghi – ha concluso il Presidente D’Aquino –  invitandoli ad un atto di responsabilità rendendosi conto che se non si hanno la preparazione e l’esperienza giuste non è corretto effettuare determinati tipi di piercing riservati esclusivamente al Master Piercier, ed in secondo luogo con le Asl che durante i Corsi per Tatuaggi e piercing devono diffondere la cultura della legalità controllando i Corsisti e capire dopo il corso che fine fanno e soprattutto fargli sottoscrivere un documento dove si impegnano ad esercitare solo secondo i modi consentiti dalla legge e non in maniera abusiva”

Tra i  partecipanti Operatori e Rappresentanti di Categoria, il Dott.Alberto Renzoni e la Dott.ssa Antonia Pirrera per l’Ondico, la Dott.ssa M.Marletta DG dei Dispositivi Medici e del Servizio Farmaceutico del Ministero della Salute, la Dott.ssa E.Marchetto del Dip.Prevenzione Medica dell’Asl di Milano, il Dott.Enzo Berardesca dell’Istituto Dermatologico San Gallicano di Roma, la Dott.ssa Anna Ciccaglione del Dip.MIPI dell’ISS, il Dott.Severino Persechino e la Dott.ssa Antonella Tammaro dell’UOC Dermatologia dell’AO Sant’Andrea di Roma, Bruno Valsecchi APTPI Arezzo, Rita Molinaro per Clinita Sas.